Gesù, Maestro di santità

PRESENZA DI DIO

Ho sempre bisogno di te, Maestro divino,
perché Tu solo sei santo
e mi puoi insegnare la vera via della santità.


MEDITAZIONE

1

La conoscenza di Dio, nella quale, come Gesù ha detto, consiste la vita eterna, non è quella che si limita ad illuminare l’intelligenza, ma quella che, spingendo la nostra volontà ad amare Dio conosciuto, regola tutta la nostra vita in modo che a lui piaccia.

Ed ecco che Gesù, dopo averci fatto conoscere il Padre celeste, ci insegna quello che dobbiamo fare per essergli graditi: «Siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,48).

Il Maestro divino con questa breve formula ci rivela due grandi verità: il modello di ogni santità è Dio, perché solo Dio è la pienezza della perfezione, senza alcuna ombra di difetto o manchevolezza; la volontà di Dio nei nostri riguardi è che anche noi siamo perfetti, e lo saremo nella misura in cui cercheremo di ricopiare in noi la perfezione stessa di Dio.

Ma come può una povera creatura umana ricopiare in sé la perfezione di Dio? Gesù, nostra vita e nostro Maestro, ce ne dà la possibilità. La grazia, insieme con le virtù infuse e con i doni dello Spirito Santo, che Gesù ci ha meritato e continuamente ci dona, ci eleva dal piano umano e ci trasporta sul piano soprannaturale, divino, per cui siamo resi partecipi della natura divina, della vita divina.

La fede ci rende partecipi della verità di Dio, della conoscenza che Dio ha di se stesso e di tutte le cose; la carità ci rende partecipi dell’infinita carità con cui Dio ama se stesso ed ama le sue creature.

Tuttavia la perfezione, la santità di Dio noi non possiamo vederla perché Dio «abita una luce inaccessibile e che nessuno degli uomini può vedere» (1 Tim. 6, 16), ma Gesù ne è il Rivelatore, e ce la rivela in se stesso, nelle sue opere, nelle sue parole.

Ecco dunque Gesù, perfetto Maestro di santità: Egli ci dice che Dio ci vuole santi, ci mostra in Dio l’ideale supremo ed infinito della santità, e ci mette in grado di incamminarci verso questo sublime ideale.

2

Gesù, dicendoci «siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che è nei cieli», ci propone un modello di perfezione che non potremo mai esaurire: la perfezione dei più grandi santi è un nulla in confronto della perfezione di Dio.

Gesù ci insegna, dunque, a non compiacerci, e non accontentarci della perfezione raggiunta, dei nostri progressi e dei nostri sforzi: sono sempre un nulla di fronte all’ideale altissimo da lui propostoci. E perciò c’insegna a non fermarci mai, a non dire mai basta: per quanto possiamo progredire, non progrediremo mai abbastanza. Infatti, chi potrà, ad esempio, giungere ad essere giusto come lo è Dio, ad essere misericordioso come lui?

Finché siamo sulla terra, la nostra santità consiste appunto nel continuo tendere verso la perfezione di Dio; «tendi senza pigrizia, tendi senza intermissione», ci sprona S. Agostino.

Delle infinite perfezioni di Dio, Gesù ci ha rivelato in modo particolare la carità; e perciò, invitandoci all’imitazione di lui, ci chiede anzitutto un intenso esercizio di carità verso Dio e verso il prossimo. Il precetto della carità, come, quello di tendere alla perfezione, non ha limiti: per quanto amiamo Dio non riusciremo mai ad amarlo quanto Egli è amabile, ossia quanto Egli merita; e per quanto amiamo Il prossimo non lo ameremo mai come Dio lo ama.

Gesù dunque c’invita a salire verso una perfezione, verso una santità che non ha limiti e che richiede da noi un continuo avanzare, progredire, ascendere. Quel che noi potremo fare sarà sempre poco, sempre un nulla in confronto ad un ideale tanto alto, ma il Signore si accontenta di questo poco, purché noi v’impegniamo tutta la nostra buona volontà.COLLOQUIO

O mio divino Maestro, quale sublime ideale di perfezione presenti all’ anima mia!

Sì, col tuo aiuto desidero camminare per questa via con l’unico fine di seguire i tuoi insegnamenti, di fare la volontà di Dio, di far piacere al Padre celeste.

Ma se, paragonandomi ai santi, mi vedo tanto difettoso, che cosa sarà mai se metterò la mia miseria di fronte all’infinita perfezione di Dio? Eppure, non c’è dubbio, o Gesù, le tue parole risuonano limpide e chiare nella mia mente: «Siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro che è nei cieli».

E allora non trovo di meglio che imitare il gesto geniale ed audace di Santa Teresa di G.B. Invece di scoraggiarmi ti dico con lei:

«O Signore, Tu non potresti ispirarmi desideri irrealizzabili malgrado la mia piccolezza, io posso, dunque, aspirare alla santità. Farmi grande, o Gesù, è impossibile! Devo sopportarmi così come sono, con tutte le mie imperfezioni ma voglio cercare il mezzo di andarmene in Paradiso per una stradina dritta dritta, corta corta, una stradina proprio nuova. Siamo in un secolo d’invenzioni adesso non vale più la pena di salire i gradini di una scala; presso i ricchi un ascensore la sostituisce comodamente.

Ed io vorrei trovare un ascensore per innalzarmi fino a te, Gesù, perché sono troppo piccola per salire l’aspra scala della perfezione … L’ascensore che deve sollevarmi fino al cielo sono le tue braccia, o Gesù; Perciò non ho bisogno di crescere, occorre, al contrario, che io resti piccola, che lo divenga sempre di più» (S. Teresa di G.B, St. p, 254, 255).

O Gesù, le tue braccia sono il tuo Spirito che mi hai mandato e la tua grazia che mi hai data, grazia santificante e grazia attuale, con la quale continuamente sostieni e sorreggi i passi di chi confida in te. Lo devo riconoscere: se tante volte mi scoraggio, se trovo troppo difficile e pesante il cammino della perfezione e mi fermo pensando che quello sforzo o quell’atto generoso supera le mie forze, è proprio perché mi dimentico di ricorrere a te, di buttarmi fra le tue braccia, d’implorare il tuo aiuto, O dolce Maestro, Tu che mai ci abbandoni, ma sei sempre pronto a soccorrerci nella misura in cui ricorriamo a te, fa’ che io sappia continuamente rifugiarmi in te con piena fiducia, invocando il tuo aiuto in ogni difficoltà.