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La nostra unione con Cristo, Capo del Corpo mistico, non va certamente intesa nell’identico senso dell’unione esistente fra le varie membra di un corpo fisico: infatti, benché incorporati a lui, ognuno di noi mantiene «del tutto la propria personalità» (Myst. Corp.); ma non deve essere neppure intesa come una semplice unione morale che esiste, ad esempio, fra i membri di una stessa società,
No, è qualche cosa di molto più profondo; è una unione misteriosa, e in tal senso è detta mistica, ma reale e vitale. Unione che proviene dall’essere presente in tutte le parti del corpo della Chiesa «un principio interno che esiste ed agisce vigorosamente e nell’intera compagine e nelle singole sue parti, ed è di tale eccellenza da superare per se stesso immensamente tutti i vincoli di unità. Ciò non è qualche cosa di ordine naturale, ma soprannaturale, anzi in se stesso infinito ed increato, cioè lo Spirito divino che, come dice l’Angelico, unico e identico per numero, riempie ed unisce tutta la Chiesa» (ivi).
Lo Spirito Santo, «anima della Chiesa» (ivi), è il vincolo che intimamente e realmente unisce e vivifica tutte le membra di Cristo diffondendo in esse la grazia e la carità.
Egli è stato «comunicato alla Chiesa con copiosissima effusione, affinché le sue singole membra di giorno in giorno diventino sempre più simili al Redentore» (ivi). Non si tratta dunque di un’unione simbolica, metaforica, ma di un’unione reale, di una realtà che supera tutte le altre «come la grazia supera la natura e come le cose immortali trascendono le cose caduche» (ivi). Realtà così grande che abbraccia non solo la vita terrena del cristiano ma, da lui custodita, rimane per tutta l’eternità quale unica fonte della sua beatitudine, poiché «la grazia è il seme della gloria».
Siamo membra di Cristo: questa è la nostra grandezza, la nostra gloria che sorpassa infinitamente ogni dignità e grandezza terrena.
“Vedendo che le forze umane non bastano per porre freno ai gravissimi mali che affliggono la Chiesa, in certe occasioni mi ritiro su un isolotto, a strapiombo sul profondo blu del mare Mediterraneo, e vi resto per alcuni giorni per unirmi alla Chiesa in fede, speranza e amore, e per eseguire i suoi ordini. (…) La presenza della Chiesa in me, in fede e amore, in forma e figura, nella mia anima e nel mio corpo, in una parola nella mia persona, mi ha trasformato in Essa. Il mio essere, informe senza la fede e l’amore della Chiesa, ha acquisito la sua forma. Sono stato trasformato nella Chiesa”.
dal testo «I miei rapporti con la Chiesa» di Francisco Palau i Quer, O.C.D.