Vivere in Cristo

PRESENZA DI DIO

Fammi comprendere, o Signore, la dolcezza e la responsabilità del grande dovere che mi imponi comunicandomi la tua vita: morire a me stesso per vivere unicamente in Te.

 

MEDITAZIONE

1

« Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio.» (Gv 3, 5).
A Dio ed al suo regno non possiamo giungere che per mezzo di Cristo ed incorporati a Lui: questa incorporazione si è effettuata in noi «per mezzo dell’acqua e dello Spirito Santo» nel giorno benedetto del nostro battesimo. Gesù diceva a Nicodemo: «Bisogna nascere di nuovo»; e si tratta veramente di una nuova nascita, perché per mezzo del battesimo riceviamo un nuovo germe di vita.

Prima del sacramento c’è in noi una vita puramente umana, dopo il sacramento c’è in noi una partecipazione della vita divina; incorporati a Cristo quali sue membra, riceviamo lo Spirito Santo che diffonde in noi la grazia di Cristo. «Quanti siete stati battezzati in Cristo – scriveva S. Paolo ai Galati – vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3, 27). Nel giorno del battesimo siamo nati in Cristo ed in Lui siamo diventati quella «creatura nuova», nata non dalla carne, ma dallo Spirito, nata «non da sangue … né da volontà di uomo», ma nata unicamente «da Dio» (Gv 1, 13).

Nati in Cristo, dobbiamo vivere in Cristo, dobbiamo camminare in Cristo, secondo l’esortazione dell’Apostolo: «in Lui vivete, radicati ed edificati in Lui» (Col. 2, 6). Il battesimo ci ha fatto nascere in Cristo, gli altri sacramenti sono destinati non solo a restaurare, ma anche ad irrobustire, a radicare, ad edificare la nostra vita in Cristo.

2

NATALE DEL SIGNORE
«O Dio…fa’ che possiamo condividere
la vita divina del tuo Figlio,
che oggi ha voluto assumere
la nostra natura umana
Orazione colletta della Messa del giorno

Possiamo dire che questa preghiera è stata esaudita in anticipo, perché, fin dal giorno del nostro battesimo, siamo stati fatti partecipi della divinità di Cristo.
Ma il dono che ci è stato dato, senza alcun nostro merito, richiede la nostra corrispondenza. «Riconosci, o cristiano, la tua dignità – esclama S. Leone – e, divenuto partecipe della natura divina, non volere con un ignobile tenore ai vita, ritornare all’antica bassezza. Ricordati di quale Capo e di quale Corpo sei membro».

Tutto ciò che è peccato, che è difetto o negligenza volontaria disonora Cristo nostro Capo, contrista lo Spirito Santo che abita in noi. Ma l’anima consacrata a Dio non può accontentarsi di evitare il peccato, deve preoccuparsi di far crescere in lei la vita di Cristo.

Nella vita naturale cresciamo anche senza il concorso della nostra volontà, ma nella vita della grazia non è così!
Senza la nostra cooperazione, questa può rimanere in noi ancora ad uno stadio iniziale dopo venti, trenta, cinquant’anni dal nostro battesimo, dopo centinaia di confessioni e di comunioni.

E allora, quale mostruosa sproporzione! Adulti e forse vecchi secondo la natura, si continua ad essere fanciulli secondo la grazia.
Dobbiamo crescere in Cristo, bisogna che Cristo cresca in noi. La parola del Battista diventi il nostro programma: «che Egli cresca e che io diminuisca» (Gv 3, 30): ecco le esigenze dello sviluppo della grazia in noi: far morire «l’uomo vecchio», con le sue cattive abitudini, i suoi difetti, le sue imperfezioni perché la vita di Cristo cresca in noi fino all’età perfetta.

COLLOQUIO

«O Signor mio, come ci serviamo male dei tuoi benefici!
Per farci conoscere l’amore che ci porti ricorri ad ogni sorta di mezzi ed invenzioni; noi invece siamo così male esercitati nel tuo amore che ne facciamo poco conto.
Poco abituati in quest’esercizio, lasciamo che i nostri pensieri vadano dove sono soliti andare, senza curarci punto di approfondire i grandi misteri del tuo amore infinito.

«Com’è misera la sapienza dei mortali e incerta la loro provvidenza! Somministrami Tu, nella tua provvidenza, i mezzi necessari per servirti non come voglio io ma come vuoi Tu … Muoia ormai questo io, e viva in me Colui che è più grande di me e migliore per me di me stessa, onde possa servirlo. Egli viva e mi dia vita; Egli regni e mi tenga come sua schiava, giacché ormai la mia anima non vuole alcun’altra libertà.

«Come può essere libero chi si è allontanato da te, Altissimo? V’è forse una maggiore e più miserabile schiavitù che quella di un’anima sottrattasi alla mano del suo Creatore?

O Dio mio, felici coloro che, legati dal benefici della tua misericordia come da altrettanti ceppi e catene, si sentono così schiavi da essere incapaci a sciogliersi! … O libero arbitrio come ti fai schiavo della tua libertà quando rifuggi dal voler essere inchiodato con l’amore e il timore di Colui che ti ha creato!»

(S. Teresa di Gesù. Pensieri sull’Amore di Dio 1, 4; Esclamazioni 17,3; 4).


O Signore, quando penso che ho il tremendo potere di paralizzare in me l’azione della grazia, l’azione dello Spirito Santo, sento che la maggior misericordia che Tu mi puoi fare è proprio quella di cattivare coll’amor tuo la mia libertà sì da renderla per sempre tua prigioniera.

Gesù mio, toglimi, te ne supplico, la libertà di rendere inutili le tue grazie, di vivere in modo puramente umano, come se in me non palpitasse un germe di vita divina.

Oh, lo comprendo, io sono un grande distratto, un grande smemorato; sono superficiale, mi lascio prendere da una moltitudine di affari, di cose materiali, esteriori e dimentico le realtà soprannaturali che non vedo, che non colpiscono i miei sensi e che, tuttavia, sono le più belle e le più vere.

O Signore, solo il tuo amore può avere la potenza di vincere la grande volubilità della mia mente e del mio cuore per fissarli in Te.

Fa’ che io viva più interiormente che esteriormente, più di Te e della tua grazia che del mio io e delle cose terrene.